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ANACLETO VITOLO / PRESS

“A visceral exploration of, and meeting between, man and machine, this is utterly remarkable music. I can pay Anacleto Vitolo no higher compliment than to compare this music, favorably, with the electronic music of Karlheinz Stockhausen. Both composers have complete mastery of their materials; both know exactly what they want and how to realize it. Moreover, Vitolo’s imagination seems on a par with Stockhausen’s too; plus, there seems to be an equal fascination with the manipulation of sound in space. (I remember being at a public talk in which Stockhausen stated that his idea was to be able to pinpoint a sound in space so accurately he could place it above a particular seat number in the auditorium.)
Written between January and April 2018, the works on this disc include some percussion, cymbal, and prepared piano sounds recorded at “G. Martucci” Conservatory, plus “Salerno double-bass” at Kasataié Studio. Produced, mixed, and mastered by Vitolo at AV-K Studio, this is an object lesson in successful electronic music of today. Vitolo’s ability to work with sound as a block, to expand it and to contract it, in addition to his attention to the tiniest detail, is massively impressive. Vitolo seems to like to create crescendos of sound that rear up until we as listeners become sonically saturated; only at that point will he let us go, and we can move on to the next event. The contrast between the end of Membrane and the eerie squeaks of Amethyst is a case in point (the sixth and seventh pieces on the disc). From this perspective, the program feels almost like a suite of pieces that could be presented under that heading of the disc title, Obsidian; there is an overall trajectory that comes in waves.
This is in no way “cuddly” music. Like the rocks and stones it portrays, it is hard, demanding, and unforgiving. Even sounds that could in other contexts could be construed as “interference” or “colored” are here a vital part of the sound spectrum (something made particularly clear in the work’s final panel, Carbon, which in doing so takes on a remarkably raw, visceral impact). For the final moments of the disc, the music diminuendos into nothing.
This is a physical musical journey: the adrenalin frequently flows, and there can be a real feeling of release once the music’s climax has been achieved; similarly, the final diminuendo partially leaves one with a feeling of peace; but there is a sort of energetic buzz in the background left over from those swells. The recording quality is, quite simply, stunning. Even Andrea Maioli’s cover shows deep thought and is in prefect congruence with the music we hear.” Colin Clarke – Fanfare Magazine

“Otto cortocircuiti sinaptici che adombrano itinerari di musica astratta ai confini dell’impossibile” Aldo Chimenti – ROCKERILLA

“Il duo mette insieme una rassegna di istantanee di chirurgica meticolosità”

Paolo Bertoni – BLOW UP magazine

“In certi momenti è come essere proiettati in un futuro, che è molto più presente di quanto crediamo. Produzione eccelsa come sempre, suoni spettacolari e il tutto rasenta la perfezione. Un disco oltre.” Massimo Argo -InYourEyesEzine

“Sound artists Gianluca Favaron and Anacleto Vitolo continue to explore the intersection of technology and nature on Overgrowth, an album whose timbre is easily recognizable as their own, yet contains some distinct surprises. Once again, the mastering is pristine and the stereo effects intricate; to sit between speakers is to feel as if the performers are in the room…” – Richard Allen / A Closer Listen

“Dirompente ibridazione di universi paralleli indissolubilmente legati secondo strutture virtuosamente permeabili.” Peppe Trotta – SoWhat

“There is a great vibrancy in all of these pieces, reminding me of the best of glitch music from so many years ago, with excellent fragmentation of sounds. This I thought was an excellent release, but I didn’t expect anything less.” FdW – Vital Weekly

“Impalcature sonore complesse e ardite” – Mario Ariano/ Radioaktiv

“Lavoro d’ostica volontà e ricercatamente tendente alla frammentazione” –Paolo Bertoni – BLOW UP magazine

“un lavoro al di sopra dei canoni performativi in cui musica e rumore, laptop e ambiente, operano in sinergia per astratti spazi sonori di ipnotica comunicazione sensoriale. Un esoterico scenario di pura sperimentazione percettiva.” Danilo Ranieri – Radioaktiv

“Un’immaginifica incursione in un ambiente sonoro enigmatico carico di persistente tensione, capace di affascinare per la sua avvolgente complessità.” Peppe Trotta – SoWhat

“Un rovello di inusitati spazi (in)armonici tesi a forgiare nuove dinamiche di percezioni, come vettori di materiali uditivi provenienti dalle pieghe di una terra incognita davvero tale, forma di comunicazione allogena da lasciare a libera interpretazione.” Aldo Chimenti – Rockerilla

“…There is some fine interaction going here and while the music is not easy to access, there is much to be explored for repeated listening.” Frans de Waard – Vital Weekly

Quando abbandona i panni del ricercatore dell’estremo, rivolgendo il suo sguardo verso l’interiorità tutta umana del suono, i beat iniziano a seguire quelli del cuore, il flusso sonoro si mescola con quello del sangue espandendosi in un universo che, lento, pulsa di segnali vitali da decifrare attraverso codici genetici che non contengono algoritmi ma piccole particelle di anima. Slow Down ci aiuta nell’immersione in apnea verso i luoghi poco frequentati del nostro pensiero. Al pari del peso stretto nella mano del profondista, ci trasporta lungo l’interminabile corda tesa in verticale, sempre più giù a riscoprire le nostre radici in un tuffo colmo di TRIBALE MERAVIGLIA. Mirco Salvadori – Rockerilla

“…Throughout these beats are quite dark and haunting and in all, it’s rhythmical approach it is very atmospherically and minimal. Minimal as in the way these songs develop, but maximal in the way the various parts of the percussion is used… This is some very fine music.” Frans de Waard – Vital Weekly

“Tra frequenze allucinate, vortici claustrofobici, improvvisi echi d’oriente e il pulsare teso di battiti vitali emerge un graffiante moto interiore che ha nella centralità del ritmo la sua costante e nel ventaglio di soluzioni e sfumature la variabile capace di rendere il tragitto costantemente accattivante, privo di cadute di tono.” Peppe Trotta | SoWhat

Crispy, crunchy, and crackly ~ these are the sounds of Zolfo. This is the thicker, busier end of the electroacoustic spectrum, a genre that lacks distinguishing tags, simply because there is so little of it. I call it particle accelerator music (PAM), as it sounds like agitated atoms. “Richard Allen – A closer listen” [TOP 10 DRONE ALBUM 2016]

This is the kind of music that is very ‘now’, combining a variety of musical interests that seem, at least theoretically, wide apart, such as drones, musique concrete, electro-acoustic music, and a bit of looped rhythms, so that it is never really one thing or another. And that I think is great; it is the modern variety of serious electronic music, but without being all together too serious. This is in your face and direct, but without everything becoming super loud. Just thoroughly pleasant electronic music with a fine experimental twist. This is exactly how I like these things. Vital Weekly

AVSA è il nuovo progetto elettroacustico del musicista campano Anacleto Vitolo, che nel 2016 aveva già registrato l’album “Zolfo” insieme a Gianluca Favaron. “Parallels” continua sul versante di una sperimentazione sonora estrema che coniuga musica concreta ed elettronica, stavolta associata a una maggiore componente di manipolazione sonora di strumenti tradizionali. Come anche nel precedente “Zolfo”, non sembra esserci luce nei mondi disegnati da Vitolo e Albano; anche nei momenti più imponenti e cinematici sembra di trovarci di fronte alle immagini oscure e inquietanti di un’astronave perduta nello spazio profondo. Valerio D’onofrio – Ondarock

“Tempi e spazi diversi trovano unità all’interno di tracce dove il suono e i gesti del musicista si astraggono fino quasi a dissolversi (raramente troverete una chitarra riconoscibile o dei battiti regolari) ma non perdono mai quel che di materico che ne qualifica la natura analogica.È questo un disco che dona all’ascoltatore un salutare spaesamento e che nel proporre un presente in continuo divenire promette di mantenere la freschezza della prima volta anche dopo molteplici ascolti.” Emiliano Zanotti – Sodapop Webzine

Irresistibilmente disturbante, si espande sulle coordinate di una maglia deformata e disorientante la materia sonica risultante dal sinergico incontro tra Anacleto Vitolo e Sergio Albano. Speculando sulla compresenza di tracciati vitali che procedono paralleli i due costruiscono un’indagine che esplora le singole parti e le loro complesse interferenze. Muovendo dalle particelle sonore plasmate da Albano e attraverso un lavoro di espansione e manipolazione affidato a Vitolo, “Parallels” definisce una serrata scansione di ambienti carichi di crepitante energia sempre sul punto di deflagrare. Pulsanti modulazioni e affilati frammenti si sviluppano lungo strutture distorte generanti due flussi principali i cui paragrafi si incastrano in sequenze coese e riconoscibili. (Peppe Trotta – SoWhat)

…Favaron/Vitolo, due esponenti dell’innovativo e vitale mondo legato alla ricerca elettronica italiana si uniscono per produrre sette tracce di oblio e riflessione al contempo. Arte dura e concreta come il suono che producono, subbuglio oscuro e immobile pace. INFRASOUND. Mirco Salvadori – ROCKERILLA

La musica di “Zolfo” è tanto ricca di dettagli sonori da far conciliare esperienze provenienti dalle più varie e ardite ricerche musicali del ‘900. Se i riferimenti alla musique concrète francese sono dispersi un po’ ovunque, non mancano collegamenti con più moderni scenari industrial, con atmosferici acquerelli oscuri, talvolta tanto bui da risultare impenetrabili (“Discorso 12”, “Oblivion”). Musica dell’oblio, musica che scompare rarefacendosi come fosse flebile materia. Valerio D’onofrio – Ondarock

Anacleto Vitolo si rivela uno degli artisti di musica elettronica più interessanti della scena non solo italiana, sfornando un ennesimo magnifico album. “Parallels” è certamente da annoverare tra le migliori uscite “alternative” di questo 2017.INTERVISTA PER OFFTOPIC MAG. (Savino Di Muro): https://offtopicmagazine.net/2017/02/08/anacleto-vitolo-intervista/

Una discesa improvvisa, una lenta e palpitante esplorazione di un mondo sotterraneo al tempo stesso magnetico e inospitale. Sono vere e proprie immagini in movimento quelle che si sprigionano da “Zolfo”, trame cinematiche costruite con perizia attraverso la virtuosa collaborazione tra due artisti di sicuro talento. Abbandonatevi alla ineluttabilità del loro suono. Peppe Trotta – SoWhat

Favaron e VItolo mettono a disposizione sulfuree colonne sonore di nostri possibili pensieri, sorvolando territori inusuali ed inesplorati, facendolo con classe e bravura. Una collaborazione, sentita, voluta e davvero molto riuscita, per un disco di alto livello. Massimo Argo – EYEzine

“Un microcosmo di sensazioni da fine vita , come di una stella che collassa in un buco nero” (Antonio Ciarletta – BLOW UP magazine)

“The music is easily being labelled as experimental and works on many dynamic levels…For me this worked very well as it had a great tension in all of this. This is some very modern musique concrete, following it’s own rules and the result is very good.” Frans de Waard – Vital Weekly

“Anacleto Vitolo, salernitano classe 1985, è uno dei personaggi più interessanti della scena elettronica italiana attuale. Lontano da ogni trend e distante anni luce dall’hype, Anacleto ha costruito con i suoi lavori un’estetica granitica e ben delineata conservando allo stesso tempo, celato dietro i suoi differenti moniker, un’essenza proteiforme che gli ha consentito di attraversare generi e ambienti dell’elettronica senza mai cadere nella fallacia del touche-à-tout.”

Intervista su Frequencies.eu http://www.frequencies.eu/2016/10/21/anacleto-vitolo-il-peso-sonoro-di-unidentita-frammentata/

Anacleto Vitolo. (Intervista a cura di Mirco Salvadori per Sherwood.it) http://www.sherwood.it/articolo/5616/come-un-giovane-incensiere-allalba-di-un-villaggio-globale

“Essentially, Liven brings together six beautiful pieces of regenerative, self-powering machinery. The rhythms spin freely like bicycle wheels, powering all manner of beautiful ambient lights and clacking wooden winches, which in turn – through a mysterious, levitational defiance of earthly physics – feed their energy back into the beats that cycle freely beneath. These tracks often ignore the dictation of the downbeat, surrendering to the fluidity of internal momentum and floating past the conventional structural checkpoints in the process. Embedded just beneath the potential for change is the ultimate knowledge that Liven is trapped within its own samsaric return.” attnmagazine.co.uk

“The main ingredients on ‘Liven’ are soundscapes, beats and energy, initially pushing this album into the techno-scene. But there seems to be a lot more to this album. What I do know, is this: when I walk around on a festival and I hear these nervous and dynamic pieces of music coming from one of the tents, I’m going in. So yes, I like this album and, as soon as possible, I might check out Vitolo’s other music too. You should too, like now.” Merchants Of Air

“House-infused beats. The way the songs unfold is simply stunning as elements of funk, dub, and ambient come together to create a truly colorful collection. K.lust’s “Liven” is a pure joy to behold.” Beachsloth.com

“This is an epic piece of work.” AVSA – Parallels – Merchants of Air

“La capacità di correre in avanti senza mai cedere il passo alla stanchezza, spinti dall’adrenalina della curiosità del bisogno di conoscenza. Chi possiede questa facoltà riesce a trovarsi oltre l’accadimento delle cose, ha l’istinto innato del ricercatore che scruta il tempo a venire attraverso la consolle collegata alla sua macchina del tempo. Anacleto Vitolo riesce a muoversi nel mare magnum di un suono elettronico ormai non più ermetico trovando però isole ancora inesplorate, territori forse sfiorati dall’altrui ricerca ma non del tutto conosciuti. Liven è tutto questo: futura minimalità tribale che giunge dal passato, esplode nel presente e si lancia nel futuro” Mirco Salvadori – Rockerilla

Liven è il disco più trascendente di un musicista che sta facendo cose davvero importanti, e questa produzione è uno spartiacque nella storia della techno italiana, poiché riporta l’elettronica ad un livello ancestrale e tribale, dove le pulsazioni sono quelle delle tenebre della storia dell’umanità.” Massimo Argo – InYourEyesEzine

echi e riverberi che danno spazialità e dimensionalità (sferiche?) a questo LP di 53 minuti, dal sapore retro/futurista, che mischia ritmiche ancestrali e suoni finemente cesellati.” Pablito El Drito – Antimuzak (MilanoX / Frequencies)

“una musica calda e scorticata allo stesso tempo, una musica caratterizzata dal denso e fluttuante glitch-noise destrutturato di Anacleto (live electronics/processing) e dalle mareggiate ottundenti di Galatro, il cui contrabbasso fluttua e si amalgama con le elettroniche come fosse la cosa più naturale di questo mondo… Le atmosfere non potevano che essere cupe, come se questa fosse l’ultima musica a poter essere suonata sulla faccia della terra” Antonio Ciarletta – BlowUp Magazine

“…vengo travolto da un’altra micidiale ondata di Doom rivisitato in chiave postmoderna…X(i)NEON tenta di abbattere anche quella possibile barriera (del rock intendo e maturo) sfruttando l’incommensurabile malvagità del noise spinto da macchine che ben supportano l’urto dirompente di un contrabbasso. Un tripudio ininterrotto di suono solidamente costruito da un duo insolito: Anacleto AV-K Vitolo in consolle e Francesco Galatro al doublebass. Un imponente e inarrestabile onda sonica. DOOM PERIGNON” Mirco Salvadori – Rockerilla

“Registrato nel 2014, ma uscito in cd a gennaio 2016, è il primo ep del duo X(i)neon, aka Francesco Galatro (contrabbasso) e Anacleto AV-K Vitolo (elettronica/laptop). E’ composto da due momenti di elettronica sperimentale di circa quindici minuti l’uno: siamo in un ambito in cui si incrociano visionaria musica d’ambiente, forti suggestioni industriali e rituali, e poche ritmiche, rigorosamente storte. L’esperienza dell’ascolto è ipnotica e contemplativa” Pablito El Drito – Antimuzak (MilanoX / Frequencies)

“Procede inarrestabile, alternando stati di quieta tensione ad abrasive esplosioni rumoristiche, il flusso sonoro di “X(i)NEON”, omonimo esordio dell’atipico duo formato dal contrabbassista Francesco Galatro e dal sound artist Anacleto ‘AV–K’ Vitolo pubblicato dalla Manyfeetunder/Concrete…Di notevole impatto cinematico, questo breve lavoro d’esordio ha la capacità di mostrare tutte le potenzialità narrative di un metodo compositivo slegato da rigide convenzioni ed incline ad accentuare l’aspetto emozionale del suo dipanarsi.” Peppe Trotta – SoWhat

“Le basi di Defrag/Rap sono, almeno per metà, le medesime di Fracture, bel disco di Anacleto Vitolo uscito come AV-K. E se Fracture era un infermo di melmose elucubrazioni elettroniche, che sapevano mettere insieme dub, noise, ambient e glitch, quel medesimo inferno viene messo al servizio di un rapping grintoso e di liriche al veleno. Ne viene fuori una musica cupa e arrabbiata, una musica che non ha pause o momenti di riflessione, ma che spinge sull’acceleratore fino al collasso psichico.” Antonio Ciarletta – BlowUp

“Fra le tante proposte artistiche passate attraverso il filtro Laverna, la figura diAnacleto Vitolo è forse quella che più di ogni altra è riuscita a raggiungere palcoscenici di livello internazionale, divenendo niente meno che una delle certezze della produzione elettronica di casa nostra. Dividendosi tra ricerca atmosferica, sperimentazione (post)-techno e avanguardia narrativa rap, il producer campano ha raccolto nell’ultimo “Fracture” gran parte di quanto seminato in anni di lavoro in un sottobosco artistico tutt’altro che facile.” Matteo Meda – Ondarock

“Di Vitolo e della sua prolifica capacità di regalarci atmosfere sonore di grande impatto emotivo sappiamo qualcosa fin dai tempi in cui utilizzava altri moniker, nonché dalle recenti uscite a nome AV-K “Fracture” e “A centripetal Fugue” che già dimostravano ampiamente il talento del musicista campano. Un’operazione per molti versi riuscita e affascinante che non assomiglia a nient’altro che non sia l’essenza stessa di un ambient allo stato puro di caratura internazionale.” Maurizio Pupi Bracali – Distorsioni.

“Il musicista campano è già passato per le nostre pagine virtuali. Stavolta lo incrociamo per via di questi remix di tracce altrui (artisti del catalogo Laverna) alle quali dà nuova, metallica luce. Sin dal titolo si capisce come egli faccia da tramite per una visione unica che fonde, e confonde, le prospettive. In soldoni Vitolo sceglie le tracce e le piega al suo linguaggio senza però mai cambiar loro i connotati, dando all’insieme lineamenti sì modificati ma esteticamente riconoscibili. Partendo da autori molto diversi tra loro, prova a misurarsi col valoroso Gigi Masin, del quale rivisita lo spleen sognante di “The Last Dj” uscito nel 2008, e a costruire un immaginario tableau vivant in “Alchemy” (di Giorgio Ricci, ex Templebeat), passando per la texture eterea di “When Nothing Happens” (in origine di Fabio Anile) e la calma apparente della sua inedita “Caesar”. Riesce in questo modo a mantenere salda una varietà di sfumature non certo facile da gestire. Èquestounlavoroperprofondiconoscitorieamantidell’etichettaco-gestitadaMircoSalvadori(Rockerilla)esoci, che qui viene omaggiata con rispetto e devozione. Anche noi ci aggiungiamo agli auguri per questi dieci anni di intensa attività.” Mauruzio Ichingoli – The New Noise

“Emotivamente intenso. Si potrebbe riassumere così Perspective / Prospective, secondo lavoro di AV-K (vecchia conoscenza di Frastuoni) su Laverna, uscito in occasione del decennale della label stessa. Quattro remix ed un inedito ci accompagnano in un viaggio oltre i confini delle più remote percezioni, laddove lo spazio ed il tempo tendono all’infinito. Da attento studioso del suono, Anacleto sfonda le porte del sacro, attraverso una rielaborazione di quell’Alchemy, di Giorgio Ricci, dal sapore mistico. È la volta della rilettura di un brano di Fabio Anile.When Nothing Happens” culla dolcemente il viaggiatore, assopito, in uno stato di trance-conciliazione dell’anima. Cambia l’atmosfera in The Weariness Of The Filtered Words, rework della traccia di William Capizzi. Sonorità più oscure destabilizzano l’”ambient” precedentemente creato, dando libero sfogo ad una sorta di “spleen”. A rincarare la dose ci pensa, poi, l’unico inedito del disco. Caesar si presenta avvolta dal mistero: oscurità e picchi inquieti si infrangono sugli specchi della mente. Suggestiva quanto basta, indispensabile. L’opera si completa con la meravigliosa “analisi del testo” della poesia di Gigi Masin: The Last DJ. Un mare in tempesta di sentimenti si abbatte sugli scogli che circondano il cuore. Impossibile restare indifferenti dinanzi a tale meraviglia, esaltata dalla maestria di un grande restauratore del suono: AV- K. Perspective / Prospective non fa altro che confermare il talento e le grandi capacità di AV-K, al secolo Anacleto Vitolo. Vivamente consigliato!” Gerry D’Amato – Frastuoni

“Anacleto Vitolo – Av-k L’ultimo fuoriclasse del made in Italy elettronico Una parabola ascendente che pare destinata a proseguire sulla sua strada: questa la traiettoria che la carriera di Anacleto Vitolo ha intrapreso negli ultimi anni. Un percorso ancora breve, ma dalle radici profonde, saldamente piantate nell’underground elettronico napoletano e in particolare nella seminale esperienza controculturale del collettivo RXSTNZ. Nato batterista e presto divenuto Kletus Kaseday e costruitosi una reputazione principalmente come beatmaker istrionico e imprevedibile, Vitolo ha portato avanti la sua personalissima ricerca abbracciando progressivamente sempre più ambiti e rivelandosi musicista autentico e polivalente. Figli di questo cammino sono stati il riuscito esperimento a cavallo fra ambient melodica e glitch a nome K.Lone prima e l’ultimo, definitivo alter-ego Av-k poi. La firma con cui qualche settimana fa ha visto la luce “Fracture”, l’album della definitiva consacrazione…” Matteo Meda / Ondarock – INTERVISTA

“In queste 7 tracce AV-K ci conduce in un autentico buco nero per oltre un’ora di musica. Elettronica densa e scura come fango, ritmi che restano incagliati in maglie dub scurissime, rumore e microsuoni che deragliano dappertutto senza un ordine preciso, per una musica che sa essere allo stesso tempo claustrofobica e avvolgente. Così, ogni pezzo è una sorta di via crucis, un percorso doloroso in cui ogni spiraglio di luce in fondo al tunnel altro non è che un treno proveniente dalla direzione opposta. Si perché anche quando il suono si fa più lineare, luminoso e intellegibile, anche quando ipotesi ambient cercano di schiarire l’inferno, bastano pochi breakbeat o qualche sferragliante residuo di rumorismo post- industriale a far precipitare tutto nel caos. Ciò che stupisce di questo disco è la cura dei dettagli. A dire, in oltre un’ora di musica non ci sono suoni sprecati, non c’è nulla di lasciato al caos, ed ogni incastro ha una sua logica. La direzione è quella giust” Antonio Ciarletta / BlowUp – AV-K /// Fracture

“Un tempo si definivano ‘artisti emergenti’, ‘giovani promesse’. Oggi questi alchimisti metà umani, metà ‘soundborg’ rappresentano l’avanguardia futurista di un suono italiano che tenta di uscire dalle pastoie indie/pop/rock inoltrandosi dentro quell’universo comunque poco esplorato del suono di ricerca. Il Salernitano a(nacleto) v(itolo) -k è una delle migliori espressioni elettroniche tricolori oggi in circolazione, un indagatore sonico che non fa sconti e non scende a compromessi. In questo lavoro, il primo licenziato per la digital label Manyfeetunder in forma fisica, av-k dipinge un affresco a tinte fosche, fratture intime dell’animo che solo la fredda tecnologia riesce a descrivere. PER UMANOIDI ASSOCIATI.” Mirco Salvadori / Rockerilla – AV-K /// Fracture

“Vitolo è un multiforme sperimentatore di modi, tecniche e strade. Sotto la coltre, un crocevia di suoni: industrial, glitches, hip hop, dub, dreni. Nella presente si adopera per un disco d’atmosfera, scuro e introverso, declinato secondo cadenze ambientali a loro volta impalcate sopra costrutti ritmici variegati, techno fratturata , compulsino sottilmente rumoriste e varia meraviglia. Da seguire.” Daniele Ferrieo / Rumore – AV-K /// Fracture





“Fracture” è anche la prima uscita di una nuova realtà discografica chiamata Manyfeetunder…Un ruolo importante, dunque, che questo secondo full-length firmato Av-k assolve nella migliore delle maniere, tracciando un filo conduttore fra tutte le precedenti esperienze di Vitolo. C’è la sperimentazione scenografica, tradotta nelle bordate in stile Vatican Shadow di “2” e nell’oppressionepost-rave di “Drag” strappata all’Haswell meno terrorista. C’è l’estetica del disturbo, omaggiata nel finale alla Kevin Drumm di “1114” e il cui alone pervade l’intero lavoro. Se l’elettronica in un futuro prossimo riuscirà finalmente a parlare l’italiano come lingua madre, molto del merito andrà ad Av-k. E chissà, forse anche a Manyfeetunder.” Matteo Meda / Ondarock – AV-K /// Fracture

“Su lande oscure e desolate il musicista muove i suoi passi, lentamente. Attorno è il nulla, delirio post apocalittico, fosche atmosfere pervadono gli animi. Su plumbei droni si fanno largo loop percussivi ipnotici, rumori di ferraglia, terroristici raid distorti (Prx/Dlt). Talvolta pare non ci possa essere nessuna via di scampo, un macigno pesa sul petto, si fatica a respirare (Morph).Se We apre la porta a glitch percussivi meno tetri del solito, la titletrack suona come i Boards Of Canada che incontrano Tim Hecker in territorio Tri Angle. Un barlume di fiducia in un distopico presente, un’illusione che sarebbe bello ritrovare in ruolo da protagonista nei prossimi lavori.” Simone Zagari / Deerwaves – AV-K /// Fracture

“Fracture è dunque legato al dettaglio sonoro come dimostrazione dell’ampiezza di una tavolozza virata com’è ovvio su toni grigiastri d’area industrial, ma in grado di screziarsi in forme sonore sempre mutevoli e vive, di una densità sonora più corposa e, a tratti, intrigante. Lavoro ostico e notturno, Fracture, ma al contempo uniforme per atmosfere ed eterogeneo per applicazioni.” Stefano Pifferi / SentireAscoltare – AV-K /// Fracture

“Fracture” suggerisce immagini e suggestioni inconscie e polivalenti. Sa inquietare ma anche rilassare e intrattenere. Sa fare da sottofondo ma anche da interferenza. Come una colonna sonora per indagini neurologiche o viaggi nel buco nero dei rimpianti del Creatore. Scorie e nebulose sonore si diffondono intorno all’ascoltatore. I beat solleticano stomaco e cuore. I feedback scuotono la mente e la portano altrove.” Federica Cacciari / Music Addiction – AV-K /// Fracture

“Seconda uscita davvero sorprendente per il talentuoso artista salernitano Anacleto Vitolo, che dopo il suo esordio in Laverna con l’album “A Centripetal Fugue” e una firma con la prestigiosa Fat Cat, sceglie una piccola produzione, Manyfeetunder, per il suo “Fracture”, segnando di fatto, come preannunciato dal titolo, una nuova ripartenza. Dall’ambient sofisticato del primo lavoro ad una rivalutazione in senso qualitativamente ‘alto’ della sua originaria passione per la techno. Gli ambiti di ripescaggio tengono senz’altro conto della scena di Detroit ma anche dei precursori più illuminati della terra di Albione della Warp Records (elettronica e dark ambient) fino ad arrivare al Ben Frost di “Theory of Machines” (2007). La ricerca sembra rivolgersi verso l’intensità sonora, verso la densità e l’intricante gioco del glitch, in grado di diradare e comprimere, nebulizzare, stratificare e forgiare morfologicamente la struttura complessiva, l’intera impalcat” Romina Baldoni / Distorsioni.net – AV-K /// Fracture

“Fracture di Anacleto Vitolo, con il suo pseudonimo Av-k, è un album che riesce ad emergere nel panorama elettronico italiano e che riesce a presentarsi in maniera egregia anche all’estero. Un risultato interessante per un musicista poliedrico di cui si parlerà ampiamente in futuro.” Flux Webzine – AV-K /// Fracture (manyfeetunder/concrete)

“…un minimalismo dell’animo che richiama alla mente Fabio Orsi, Murcof e Rafael Toral..si fa suono lo scenario pre- disastro così ben affrescato da Von Trier nel suo Melancholia” av-k – A centripetal Fugue (Antonio Ciarletta / BlowUp)

“Prosegue sempre più irrefrenabile l’ascesa del talentuoso Anacleto Vitolo. Dopo l’esperienza sci-fi di Kletus Kaseday e le ottime geometrie oblique a nome K.Lone, il producer campano ha deciso di rendere suo pseudonimo il nome che già lo rappresentava a livello produttivo ( AV-K prod )ed è arrivato a siglare un contratto con un pilastro come la FatCat Records, regalando nel frattempo alla Netlabel Laverna.net questo piccolo gioiello ambientale. A centripetal fugue dilata tempi e spazi per imbarcarsi in viaggi interstellari (S-FLM, Amniotico), dar luogo a visioni rallentate (Title track, Freefall in slow motion) ed esplorare pulsazioni e sfumature embrionali (290513, Anxiety). Una fuga dalla realtà MAGISTRALE.” av-k – A centripetal fugue (Matteo Meda – Rockerilla)

“Dopo aver seguito da vicino l’evoluzione artistica del producer campano Anacleto Vitolo, vi proponiamo un approfondimento di questo ambizioso progetto musicale. Dal timido esordio di matrice hip-hop fino alla firma con un’etichetta di respiro internazionale (FatCat Records) , Anacleto incarna l’iperattività artistica propria di chi ha deciso di fare della musica la strada da seguire, dettandone tempi e ritmi . A fine intervista, più che con delle risposte, siamo tornati a casa con nuove domande e spunti di riflessione. – See more at: http://www.sonofmarketing.it/interviste- anacleto-vitolo/#sthash.3kBMzwKz.dpuf” Intervista ad Anacleto AV-K prod. Vitolo (Carmine Vitale – Sonofmarketing)

“Anacleto Vitolo è titolare di diversi progetti di musica elettronica, industriale o ambientale. L’ultimo disco a nome AV-K (prod.), in free download per Laverna.net, è “A Centripetal Fugue“, un album di ambient coraggiosa che ha parecchio colpito la redazione di Music Addiction. Ne parliamo con l’autore cercando di cogliere motivi e ispirazioni di un produttore dai molteplici interessi…” Intervista ad Anacleto Vitolo (Federica Cacciari – Music Addiction)

“È A Centripetal Fugue di AV-K, giovane musicista italiano che si sta facendo un nome anche fuori dai confini – prossimo l’esordio per FatCat – l’album impalpabile del mese, con le sue sinusoidali evoluzioni a metà tra l’ambient più rarefatta e il droning meno canonico spruzzato di asprezze industrial e glitchismi vari che contribuiscono a costruire un immaginario insieme gelido e umano, visionario e minaccioso. Con un piccolo sforzo, non saremmo lontani dalle lande made in Miasmah, ma per ora lodiamo la nostra net-label Laverna, per cui il disco “esce”.”av-k – A centripetal fugue (Stefano Pifferi – SentireAscoltare)

“Il suono è orgogliosamente ambient, un po’ ispirato al drone e un po’ macchiato dal glitch, e rimanda a suggestioni religiose e organiche, tra Klause Shulze e Cliff Martinez. Una delle tracce s’intitola “Amniotico”, proprio come il valore dei suoni, giostrati secondo frequenze, ampiezze, timbri, durate e feedback… Ed ecco che la fuga centripeta del compositore supera il concetto stesso di “fuga” riprendendo i concetti messi in atto da Satie e Cage, con evocazioni simboliche e sospensioni di note dove il ritmo è soltanto suggerito dal lavoro sul volume e i fade in od out.”av-k – A centripetal fugue (Federica Cacciari – Music Addiction)

“Incanto”, sì, ecco il termine adatto. Quello stesso incanto che dà il titolo al primo lavoro a nome K.lone del salernitano Anacleto Vitolo, classe 1985, già attivo come dj e produttore hip-hop con i progetti Framedada e Kletus Kaseday e oggi alle prese con un’elettronica minimalista e poetica, fatta di sonorità quanto mai ariose, vicine all’ambient e al glitch. Passo dopo passo, Enchantment mostra tutte le potenzialità per trasformarsi in un avvolgente sottofondo musicale per animi riflessivi persi nei meandri della propria psiche o, più semplicemente, a caccia di evasioni dalla sterile materialità che prospera tutt’intorno. Elettronica sì, ma dal cuore puro e un’attitudine al sogno e alla nostalgia alla quale abbandonarsi senza pensarci su due volte.”K.Lone Enchantment – Mario Esposito – sonofmarketing





“K. Lone ci propone un lavoro che vede l’ambient, il glitch e l’elettronica Middle Europea come coordinate artistiche del progetto. Riferimenti dell’artista sono gli Apparat, Ellen Allien, Modeselektor ed elementi di musica classica con suggestioni di archi e violini, presenti nella visionaria “Bon Voyage”, fino a lambire territori post-rock come in “Remember The First love”. Sommersi da beat elettronici, suoni lisergici e un’atmosfera sognate e rilassata, “Enchantment” dimostra di essere un titolo decisamente pragmatico. Elementi di Trip Hop e suoni eterei trasportano l’ascoltatore in un’altra dimensione e si è come ipnotizzati da undici tracce davvero di ottima fattura ad opera di un artista che ha saputo far proprie le varie ed innumerevoli esperienze in ambito musicale, creando così un mosaico di sonorità davvero stupefacente. I brani si susseguono l’uno dopo l’altro e beat dopo beat l’ascoltatore è trascinato delicantamente in un soffice vortice d”K.Lone Enchantment – Luigi Di Lorenzo – Outune.net

“…Anacleto vitolo, già attivo con vari pseudonimi nel mondo dell’hip-hop, dà vita al suo progetto più impegnato e sofisticato…il vertice emotivo con l’ingresso della chitarra elettrica nella meravigliosa Remember The First Love e la perfezione formale nella sognante Cat Redux. UN NOME NUOvO E PROMETTENTE PER L’ELETTRONICA ITALIANA.” K.Lone Enchantment – Matteo Meda – Rockerilla

“In “Enchantment” Vitolo fa sua quell’estetica digitale fatta di glitch, ambient e post-rock che ha dettato legge almeno per un decennio…un suono liquido ed etereo, che scorre placido come un ruscello ma che riesce anche ad emozionare… la qualità della scrittura è buona e il suono è così luminoso che è difficile non rimanerne abbagliati.”K.Lone Enchantment – Antonio Ciarletta – Ondarock

“…Enchantment è in questo senso un prodotto della nostra epoca: scorrendo le undici tracce strumentali, si ha la percezione di un coacervo di influenze e di sapori noti che viene con sapienza e ludicamente distillato.l linguaggio attraverso cui il meccanismo si realizza è molteplice: l…la chiusura di “Ashes in the sea” gioca con “Zawinul/Lava” da “Another Green World” del maestro Eno, come a salutare evocando un nume tutelare sotto la cui stella iscrivere e godersi questo interessante lavoro.”K.Lone Enchantment – Davide Astolfi / Shiver

“Enchantment” s’insinua nelle fessure che dividono abitudine e stupore, diventando il collante tra i due opposti… pezzi come “Bon voyage”, sogno di un androide innamorato, languore struggente che evoca le sonorità immaginifiche diBjork. La ritmica seducente di “The k angle” in cui luci e ombre designano ingegnerie musicali che aspirano al modello Autechre. O ancora “Cat redux!”, intrigante e pericoloso trip hop, “Clouds” e “Blank page”, sorprendenti ispirazioni downtempo. E “Remember first love”, tra ambient e shoegaze stellare. “Enchantment” è un prezioso tassello nel mosaico del variegato percorso di K.Lone, tra visionaria elettronica e sperimentalismi trasversali che ammiccano a generi confinanti. Ed è probabile che rimanga a girare nel vostro stereo per un bel po’.”K.Lone Enchantment – Roberta D’orazio (Rockit) Album del giorno 13/09/2012

“…Il contenuto lirico, a forte impronta polemica e con gran tocco visionario, funge da collante fra rime e soundscapes: le basi sono un resoconto personale dell’asse che procede da Dalek verso Anticon, Techno Animal, Def Jux e dintorni. forti delle scelte personali e della tradizione classicamente hip hop che sottende il tutto.”- A.rota.B & Kletus K aka INTERNOS – recensione di Daniele Ferriero per RUMORE.

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