AV-K


“Elettronica densa e scura come fango, ritmi che restano incagliati in maglie dub scurissime, rumore e microsuoni che deragliano dappertutto senza un ordine preciso, per una musica che sa essere allo stesso tempo claustrofobica e avvolgente. A dire, in oltre un’ora di musica non ci sono suoni sprecati, non c’è nulla di lasciato al caos, ed ogni incastro ha una sua logica.” Antonio Ciarletta / BlowUp

Sotto la coltre, un crocevia di suoni: industrial, glitches, hip hop, dub, droni. Nella presente si adopera per un disco d’atmosfera, scuro e introverso, declinato secondo cadenze ambientali a loro volta impalcate sopra costrutti ritmici variegati, techno fratturata , compulsino sottilmente rumoriste e varia meraviglia. Da seguire.” Daniele Ferrieo / Rumore

 C’è la sperimentazione scenografica, tradotta nelle bordate in stile Vatican Shadow di “2” e nell’oppressionepost-rave di “Drag” strappata all’Haswell meno terrorista. C’è l’estetica del disturbo, omaggiata nel finale alla Kevin Drumm di “1114” e il cui alone pervade l’intero lavoro. Se l’elettronica in un futuro prossimo riuscirà finalmente a parlare l’italiano come lingua madre, molto del merito andrà ad Av-k. E chissà, forse anche a Manyfeetunder.” Matteo Meda / Ondarock

Su lande oscure e desolate il musicista muove i suoi passi, lentamente. Attorno è il nulla, delirio post apocalittico, fosche atmosfere pervadono gli animi. Su plumbei droni si fanno largo loop percussivi ipnotici, rumori di ferraglia, terroristici raid distorti (Prx/Dlt). Talvolta pare non ci possa essere nessuna via di scampo, un macigno pesa sul petto, si fatica a respirare (Morph).Se We apre la porta a glitch percussivi meno tetri del solito, la titletrack suona come i Boards Of Canada che incontrano Tim Hecker in territorio Tri Angle. Un barlume di fiducia in un distopico presente, un’illusione che sarebbe bello ritrovare in ruolo da protagonista nei prossimi lavori.” Simone Zagari / Deerwaves

Fracture è dunque legato al dettaglio sonoro come dimostrazione dell’ampiezza di una tavolozza virata com’è ovvio su toni grigiastri d’area industrial, ma in grado di screziarsi in forme sonore sempre mutevoli e vive, di una densità sonora più corposa e, a tratti, intrigante. Lavoro ostico e notturno, Fracture, ma al contempo uniforme per atmosfere ed eterogeneo per applicazioni.” Stefano Pifferi / SentireAscoltare

Gli ambiti di ripescaggio tengono senz’altro conto della scena di Detroit ma anche dei precursori più illuminati della terra di Albione della Warp Records (elettronica e dark ambient) fino ad arrivare al Ben Frost di “Theory of Machines” (2007). La ricerca sembra rivolgersi verso l’intensità sonora, verso la densità e l’intricante gioco del glitch, in grado di diradare e comprimere, nebulizzare, stratificare e forgiare morfologicamente la struttura complessiva, l’intera impalcatura” Romina Baldoni / Distorsioni.net

Share: